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Coronavirus: come interpretare la paura dei mercati

Vanni Lanzoni, Global Financial Planner, Milano, 03/02/2020

Coronavirus, le immagini del virus 2019-ncov isolato

In queste ore stanno arrivando informazioni contrastanti in merito all’ultima epidemia virale
appartenente alla famiglia Coronaviride. Da un lato, continuano ad aumentare le infezioni
(intorno ai 100.000) e le persone morte (305 tutte in Cina tranne una), dall’altro sta aumentando
il numero delle persone guarite (328) e proprio in questi minuti è stato annunciato dall’istituto
scientifico Spallanzani di Roma che alcune ricercatrici hanno isolato il virus, primo step per una
battaglia più efficace contro il male.


Aggiungo una notizia che i nostri allarmatissimi mass media si sono “scordati” di divulgare:
dagli Stati Uniti, una nota azienda biofarmaceutica, GILEAD, impegnata nella ricerca, sviluppo
e commercio di farmaci (contro epatite C, HIV, diversi tipi di cancro, gravi infiammazioni e
difficoltà respiratorie) ha fornito un farmaco, il remdesivir (sviluppato come trattamento del
virus Ebola), ad un piccolo numero di infetti da 2019-nCov (coronavirus), in collaborazione con
le autorità cinesi, con buoni risultati in termini di rapida riduzione di febbre e altri sintomi già
dal giorno successivo all’assunzione.


In questa sezione però mi orienterei ad analizzare le possibili conseguenze sui mercati e sui
nostri portafogli.


Come ben descritto nell’articolo di Ray Dalio pubblicato nel nostro sito, sezione THE LAND
OF GIANTS (del 30/01/2020), bisogna saper distinguere fra gli 1) eventi reali e 2) le aspettative
di eventi che si riflettono nei prezzi di mercato. Il virus è l’evento reale (drammatico da un
punto di vista umano), poi esiste l’enfasi dei media, la paura della gente, gli interventi delle
istituzioni, tutti elementi che influiscono a creare fino ad alterare le emozioni e le aspettative.


A questo punto potrebbe essere interessante osservare cosa è successo nelle pandemie passate e
l’impatto economico e di mercato che ne scaturì.


Per lo scopo, prendiamo la tabella presentata nel già citato articolo:

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Diamo un'occhiata a due dei casi più grandi: H1N1, SARS.

Vediamoli singolarmente.


H1N1 (Swine Flu): 2009 to 2010


Questo focolaio (H1N1) ha coinvolto una variante dello stesso virus dell'influenza spagnola del
1918. I primi casi sono stati riscontrati in Messico nel marzo 2009. A differenza di altre
pandemie, questo virus non ha infettato in modo sproporzionato gli adulti di età superiore ai 60
anni, ma le recenti stime dell'OMS suggeriscono circa 150.000 decessi, e forse multipli di
questo, significativi ma non catastrofici in termini statistici (in confronto ogni anno 1,25 milioni
di persone muoiono per incidenti automobilistici). L'OMS ha dichiarato la fine della pandemia
il 10 agosto 2010.


Nella tabella sottostante (fig.1) possiamo notare che dopo una fase iniziale di sottovalutazione
del problema, giorni in cui non comparivano titoli allarmanti sui giornali, l’indice azionario
americano continuò a crescere. I mercati azionari poi incominciarono a scendere al culmine
della mortalità, spinti anche da forme di panico emotivo, compensati però dall’incremento
dell’oro e delle obbligazioni (con relativo abbassamento dei rendimenti).


Va messo in evidenza che l’esplosione dell’H1N1 coincise con l'inizio della ripresa dal 2008,
crisi finanziaria legata ai mutui sub-prime, quindi si dovrebbe essere cauti nel valutare le
correlazioni, infatti in quel tempo, dopo una discesa molto forte un ulteriore downside era
debolmente ipotizzabile.

Fig.1: reazione di azioni, treasuries ed oro al virus H1N1

SARS: 2003


Il coronavirus SARS era un virus animale che si diffuse per la prima volta ad altri animali e alla
fine infettò l'uomo, con il primo caso trovato nella provincia del Guangdong, nella Cina
meridionale, il 16 novembre 2002. La SARS colpì 26 paesi, infettò circa 8.000 persone e causò
circa 800 morti. I primi casi sono arrivati a Hong Kong a febbraio e si sono diffusi rapidamente.
A metà marzo, l'OMS ha emesso un allarme globale e un avviso di emergenza relativo alla
SARS. Alla fine di marzo sono iniziati i dati relativi ai nuovi casi di infezione (mostrati nelle
tabelle seguenti). Il 9 luglio 2003 l'OMS dichiarò che il virus era contenuto e, a parte una breve
riacutizzazione nel 2004, rimase contenuto.

Fig.2: reazione di azioni, treasuries ed oro al virus Sars

In fig.2 si può vedere l'effetto nella divergenza tra il mercato azionario di Hong Kong e il
mercato azionario mondiale. Il mercato azionario di Hong Kong è stato influenzato negativamente dalla SARS e si è invertito quando il numero di casi ha raggiunto il picco e ha iniziato a scendere. Tutto ciò è logico e sarebbe il tipo di azione di mercato che mi aspetto se la crisi del coronavirus rimanesse concentrata in Cina. In altre parole, ci si può aspettare che i suoi effetti saranno maggiori sui mercati cinesi ed in minor misura sul resto del mondo.

​

Le prime reazioni al coronavirus
 

Finora, la risposta della Cina è molto più trasparente e decisiva rispetto allo scoppio della
SARS, che influisce sia sul confronto statistico sia sul tasso di gestione del problema. Poiché il
governo cinese ha riferito la malattia più rapidamente all'OMS, ha imposto in precedenza la
quarantena e altre misure di prevenzione. L'OMS ha elogiato la rapida risposta della Cina a
causa dei suoi effetti benefici sul contenimento.


I grafici seguenti (fig.3) mostrano i movimenti dei mercati nelle ultime due settimane, con i
punti che evidenziano alcuni importanti sviluppi. Negli ultimi giorni, i mercati hanno visto un
forte spostamento verso la “qualità” (asset a minor rischio e volatilità). Le azioni sono state
vendute a livello globale, mentre le obbligazioni, l'oro e il dollaro rispetto allo yuan si sono
ripresi.

Fig.3: reazione di azioni, treasuries ed oro al Coronavirus

Considerazioni finali


Ritengo sia assolutamente prematuro oggi giungere a conclusioni definitive sull’evoluzione
della malattia e sull’impatto che può avere sui mercati.


Quello che abbiamo visto in passato nelle precedenti epidemie e quello a cui stiamo assistendo
oggi in termini di interventi delle istituzioni mi fanno ritenere che:


1) Difficile immaginare che questa influenza non avrà ripercussioni sul pil cinese e quindi
globale;


2) Una riduzione del pil globale avrà probabilmente un impatto sugli utili aziendali;


3) Nel breve termine dovrebbero essere i mercati azionari cinesi a soffrirne di più;


4) L’oro dovrebbe beneficiare di nuovi afflussi di capitali;


5) I titoli di Stato americani (treasury) continueranno a rappresentare “sicurezza” nei
momenti difficili.


A livello di strategia di investimenti con orizzonte temporale di medio termine:


*dobbiamo continuare a mantenerci molto ben diversificati;


*tenere una % di oro di almeno un terzo rispetto all’esposizione azionaria;
 

*tenersi sotto il 30% di azionario;


*aumentare gli investimenti ESG, Scienza per la vita, AI, Water, Cyber security, Preferred shares       (azioni solide ad alto dividendo);


*partire da subito con piani di accumulo proprio in Cina e nelle aree del punto
  precedente.


Mentre la perdita della vita umana è tragica, in definitiva, gli impatti del virus sul mercato si dimostreranno probabilmente temporali e gestibili.

​

Disclaimer: Questo articolo è frutto delle opinioni di chi lo ha redatto e supervisionato. Nessun compenso viene ricevuto per l’espressione di queste opinioni. Si dichiara inoltre di non avere alcun rapporto commerciale con le società e gli enti di ricerca menzionati in questo articolo.

 

Nota bene: le azioni sono uno strumento altamente volatile, pertanto la quota posseduta di tale strumento all’interno del portafoglio deve essere coerente con la propensione al rischio dell’investitore. È consigliabile affidarsi ad un professionista in grado di gestire il rischio in modo efficiente.

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