I fondi di fondi: sono strumenti di investimento validi?
Paolo Bascelli, Milano, 20/01/2021
Gli investitori sono alla continua ricerca di nuove opportunità di investimento, specialmente in un contesto complicato come quello attuale, con i tassi di interesse appiattiti sulla soglia dello zero e in molti casi addirittura in territorio negativo, con tutte le incertezze globali legati alla Brexit, ad un avvicendamento complicato alla presidenza degli Stati Uniti ed ovviamente tutte le problematiche legate alla pandemia globale di COVID – 19. Ovviamente tale ricerca non si limita alla scelta dei settori e delle aziende in cui investire, ma comprende anche la scelta degli strumenti finanziari da utilizzare per investire.
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Ultimamente il focus dell’industria del risparmio lato collocatori, si sta orientando verso campagne di marketing in alcuni casi molto aggressive per promuovere l’acquisto da parte degli investitori retail dei cosiddetti fondi di fondi: di altro non si tratta che di fondi con uno stile di gestione attivo che investono in quote di altri fondi a gestione attiva. La ragione della nascita e soprattutto della intensa pubblicizzazione di tale tipo di strumenti, molto probabilmente, è legata alla possibilità di ottenere commissioni più soddisfacenti, rispetto ad altre soluzioni, sia per le società di distribuzione sia per le case di gestione dei singoli fondi.
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Secondo la normativa vigente un fondo di fondi può sottoscrivere quote di altri OICR qualora la loro politica di investimento e il loro profilo di rischio risultino compatibili con le caratteristiche del fondo acquirente (è ad esempio vietato l'acquisto di quote di fondi chiusi da parte di fondi aperti).
Il fondo primario del fondo di fondi non può investire in quote di OICR i quali a loro a volta abbiano investito più del 10% del loro patrimonio totale in quote di altri fondi (per impedire che si verifichi il fenomeno della cosiddetta “cascata di fondi”). Inoltre il fondo primario non può investire più del 30% del totale del suo patrimonio gestito in OICR non armonizzati. In aggiunta ai vincoli appena delineati sono previsti dei limiti di concentrazione del capitale investito in singoli OICR: sono vietati infatti sia l'investimento in misura superiore al 20% in quote di uno stesso OICR, sia l’investimento in misura superiore al 10% in un singolo OICR non armonizzato.
Si ritiene opportuno sottolineare inoltre che nel caso di investimento in fondi gestiti dalla medesima SGR o da una SGR appartenente al gruppo, la normativa impone che su tali quote non vengano imposte alcune commissioni, né di gestione, né di entrata e uscita.
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I vantaggi che vengono sempre sottolineati da chi propone questo tipo di strumenti sono tre: il beneficio di diversificazione geografica e settoriale che è possibile ottenere; la consistente riduzione del rischio legata al potenziale default dei singoli gestori dei fondi in cui il fondo di fondi investe sempre grazie all’effetto diversificazione; la possibilità di ottenere extra rendimenti rispetto ad altre tipologie di strumenti, poiché con il fondo di fondi si ha una sorta di paniere in cui inserire solo i fondi con le performance migliori godendo di un effetto compensativo in caso di performance negative di uno dei fondi, piuttosto che investire in quote dei singoli fondi accollandosi i rischi singolarmente per ogni fondo.
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Purtroppo però questi punti di forza tanto decantati da chi propone questa tipologia di strumenti non passano un esame anche piuttosto superficiale. È stato dimostrato a più riprese infatti che il beneficio della diversificazione, che consente di minimizzare la componente di rischio specifico, tende a convergere asintoticamente a zero con un numero limitato di titoli diversi e che man mano che si aggiungono titoli in portafoglio, il beneficio della diversificazione costituito dall’n-esimo titolo aggiunto è via via decrescente (fig.1).
Fig.1: la diversificazione consente di annullare in modo pressoché totale il rischio specifico con un numero non eccessivamente alto di titoli in portafoglio.
In aggiunta è bene far presente che se si eccedesse con la diversificazione, come potrebbe accadere nel caso dell’investimento in un fondo di fondi, si verificherebbe il caso in cui non vi è riduzione di rischio specifico ed anzi si andrebbe ad intaccare, riducendolo, il rendimento complessivo del portafoglio, dato l’eccessivo frazionamento delle singole posizioni in essere, ottenendo una soluzione sub ottimale (fig.2).
Figura 2. Un’eccessiva e non corretta diversificazione potrebbe portare ad avere un portafoglio nella porzione blu della curva che presenta lo stesso grado di rischio, ma un rendimento decisamente inferiore rispetto a un portafoglio situato nella porzione rossa della curva. Una soluzione decisamente sub ottimale per l’investitore.
Oltre a mancare i benefici che dovrebbero invogliare gli investitori a prediligere come strumento di investimento i fondi di fondi, vi sono tre criticità non indifferenti e cruciali.
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La prima è costituita dai costi di gestione che risultano duplicati rispetto all’investimento in un semplice fondo singolo: infatti oltre a pagare le commissioni di gestione del fondo primario, l’investitore deve anche pagare i costi di gestione delle singole quote degli OICR in cui il fondo primario investe, con inevitabili ricadute sul rendimento dello strumento che risulta decisamente penalizzato.
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La seconda criticità è costituita da un’indubbia mancanza di trasparenza, poiché per come è architettato lo strumento del fondo di fondi (si potrebbe quasi pensare ad una sorta di sistema di “scatole cinesi”), l’investitore medio retail si trova davanti ad una soluzione difficile da comprendere in termini di esposizione ai diversi settori ed alle diverse aziende, con l’eventualità di trovarsi ad accettare una soluzione di investimento che potrebbe non essere coerente con il suo profilo di rischio.
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La terza criticità è rappresentata dall’impossibilità di rapportare il rendimento del fondo di fondi ad un benchmark di riferimento, lasciando l’investitore sprovvisto di uno strumento utile per valutare le capacità di ottenere un extra rendimento da parte del gestore del fondo di fondi rispetto ad altri tipi di strumenti e di stili di gestione.
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Disclaimer: Questo articolo è frutto delle opinioni di chi lo ha redatto e supervisionato. Il presente articolo non costituisce né un invito né una sollecitazione all’investimento. Nessun compenso viene ricevuto per l’espressione di queste opinioni. Si dichiara inoltre di non avere alcun rapporto commerciale con le società e gli enti di ricerca menzionati.
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Nota bene: le azioni sono uno strumento altamente volatile, pertanto la quota posseduta di tale strumento all’interno del portafoglio deve essere coerente con la propensione al rischio dell’investitore. È consigliabile affidarsi ad un professionista in grado di gestire il rischio in modo efficiente.