Investire nell'acqua: l'oro del futuro
Paolo Bascelli, Milano, 23/12/2019
Tutte le recenti analisi concordano nell’affermare che le riserve di acqua, risorsa indispensabile per tutti gli esseri viventi, potrebbero non bastare, fra 30 anni, a soddisfare il fabbisogno mondiale. Le stime dell’OCSE del 2018 evidenziano numeri preoccupanti sia per quanto riguarda l’accesso alle risorse idriche sia per le perdite economiche che la mancanza di acqua comporta. Attualmente più di 2,1 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 4,5 miliardi di persone non dispongono di sistemi igienici adeguati. Questo dato è strettamente collegato alle perdite economiche, in termini di PIL, riconducibili alla mancanza di acqua e di adeguati sistemi igienici: la World Bank (dato del 2016) stima una perdita pari sino del 7% del PIL in alcuni Paesi.
A pesare sulla continua diminuzione delle risorse idriche disponibili a livello globali sono una serie di fattori, tra cui i cambiamenti climatici, con fenomeni temporaleschi particolarmente violenti e mal distribuiti sia dal punto di vista territoriale che temporale, l’inquinamento delle falde acquifere, la salinizzazione dell’acqua, che è riconducibile all’innalzamento delle temperature e la continua crescita della popolazione mondiale. Tuttavia è errato pensare che la principale causa della futura mancanza di acqua sia da imputare all’eccessivo utilizzo che se ne fa dal punto di vista del consumo privato/domestico. Diversi analisi di dati dimostrano che l’acqua utilizzata per far fronte al fabbisogno personale è pari all’8% del consumo di acqua, mentre è pari al 22% per usi industriali ed al 70% per l’agricoltura.
Dopo aver esposto questi dati, è bene comprendere un altro concetto, quello del ciclo integrato dell’acqua, ossia dell’insieme di tutte le attività che servono per ottenere l’acqua potabile e per smaltirla, per capire meglio l’ecosistema di aziende che orbita attorno all’oro blu.
Fig.1. Schema del ciclo integrato dell’acqua. Fonte: Teaacque del Gruppo Tea
Come si può vedere dalla fig.1 sono sei le fasi che contraddistinguono il ciclo integrato dell’acqua, anche se si possono ridurre sostanzialmente a quattro: approvvigionamento o captazione, potabilizzazione, distribuzione (sia attraverso un sistema di canalizzazione attraverso condotte interrate, sia attraverso la forma dell’imbottigliamento, etichettatura e successiva distribuzione nei punti vendita), e gestione delle acque residuali (raccolta delle acque fognarie, depurazione delle acque di scarto per ridurre la presenza di inquinanti e successiva restituzione all’ambiente o riutilizzo). In ottica di investimento le aziende che possono offrire un maggior tasso di crescita nel ciclo integrato dell’acqua sono quelle che si occupano della distribuzione pubblica dell’acqua e della gestione delle acque residuali. La ragione sta nelle necessità di ristrutturazione, manutenzione e potenziamento delle infrastrutture di distribuzione pubblica dell’acqua in tutte le economie avanzate e nella realizzazione e nel potenziamento delle infrastrutture nelle economie emergenti ed arretrate. Esiste un enorme gap tra le risorse economiche richieste e il flusso di capitali attualmente investito nel settore della distribuzione pubblica delle risorse idriche, di conseguenza le prospettive di crescita sono molto ampie, anche se, per caratteristica dell’investimento (l’acqua è una risorsa a bassissimo costo e investire nelle infrastrutture idriche genera rendimenti bassi in proporzione all’impiego di capitale iniziale), si parla di un orizzonte temporale di investimento del capitale a lunghissimo termine. Il costo attuale per garantire un accesso universale all’acqua potabile che sia economicamente sostenibile è pari all’incirca a 1,7 trilioni di dollari statunitensi, pari a tre volte il livello degli investimenti attuali nel settore idrico (fig.2 riquadro a sinistra). Le stime delle risorse economiche da destinare all’infrastruttura idrica globale nel 2030 e nel 2050 (dato fornito da Winpenny 2015) ammontano rispettivamente a circa 6,7 e 22,6 trilioni di dollari statunitensi (fig.2 riquadro a destra).
Fig.2. Risorse economiche necessarie attualmente per rendere l’acqua un bene accessibile sia economicamente che strutturalmente (riquadro a sinistra) e stima delle risorse economiche necessarie per le infrastrutture idriche nel 2030 e nel 2050 (riquadro a destra).
Fonte: “Financing Water – Investing in sustainable growth”, OECD Environment Policy Paper no.11
Dato l’orizzonte temporale di investimento che deve essere necessariamente orientato sul lungo – lunghissimo periodo per le ragioni sovra esposte, si consiglia di privilegiare strumenti, con una gestione passiva, che siano efficienti in termini di diversificazione e soprattutto di costi di gestione quali gli ETF, al fine di non comprimere i rendimenti già di per sé non particolarmente cospicui.
In particolare come ETF (gestione passiva) si segnalano:
iShares Global Water UCITS ETF USD (Dist) (EUR) (ISIN IE00B1TXK627). Si tratta di un ETF a replica fisica che ha come benchmark di riferimento lo S&P Global Water 50 Index, che racchiude al suo interno le 50 principali aziende quotate operanti nel settore idrico. L’ETF distribuisce dividendi. I costi di gestione annuali dell’ETF sono pari allo 0,65%.
Rendimenti: +38,12% da inizio anno, +12,35% a tre anni, +11,81% a cinque anni e +13,33% a dieci anni.
Lyxor World Water UCITS ETF Dist (EUR) (ISIN FR0010527275). Si tratta di un ETF a replica fisica che ha come benchmark di riferimento il World Water CW Total Return Index, che racchiude al suo interno le 20 maggiori aziende quotate operanti nel settore idrico. Particolarità di questo indice è che le aziende non possono pesare per più del 10% sul totale dell’indice. L’ETF distribuisce dividendi. I costi di gestione annuali dell’ETF sono pari allo 0,60%.
Rendimenti: +41,04% da inizio anno, +9,55% a tre anni, +11,92% a cinque anni, +13,98% a dieci anni.
Tuttavia esistono anche alcuni fondi (gestione attiva) sul settore idrico, tra cui si segnalano:
Pictet-Water I (EUR) (ISIN LU0104884605). Il fondo investe in azioni di società con sede in tutto il mondo operanti nei settori dell’acqua e dell’aria. Rientrano nell’area d’investimento del settore idrico le società produttrici di acqua, le società di trattamento e dissalazione, le società di distribuzione, le società di imbottigliamento, trasporto e distribuzione finale, le società specializzate nel trattamento delle acque reflue ed acque di rifiuto e nel trattamento di rifiuti solidi, liquidi e chimici e le società che gestiscono gli impianti di depurazione, nonché le società di impiantistica e le società di consulenza ed ingegneria legate alle attività sopra descritte. Per il settore dell’aria, gli investimenti riguarderanno le società incaricate del controllo della qualità dell’aria, i produttori di impianti di filtrazione dell’aria e i produttori di catalizzatori per veicoli. I costi di gestione annuali del fondo sono pari all’1,20%.
Rendimenti: +36,41% da inizio anno, +11,39% a tre anni, +11,21% a cinque anni, + 12,58% a dieci anni.
Multipartner SICAV - RobecoSAM Sustainable Water Fund B (EUR) (ISIN LU0133061175). Il fondo investe a livello mondiale in aziende che offrono tecnologie, prodotti o servizi connessi alla catena del valore del settore idrico, ad esempio la distribuzione, la gestione e il trattamento dell'acqua, nonché l'irrigazione. I costi di gestione annuali del fondo sono pari all’1,94%.
Rendimenti: +33,07% da inizio anno, +10,31% a tre anni, +10,88% a cinque anni, +10,72% a dieci anni.
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